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Albero genealogico
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28.10.2017
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L`Agro Pontino.

Tracciare la storia cronologica dei vari tentantivi di bonifica dell´Agro Pontino è un compito troppo arduo e non basterebbero le pagine di un intero libro. Questo è un cenno per rendere un´idea di ció che era quella vasta plaga, che dalle porte di Roma si estendeva fino a Terracina,. facendo del promotorio Circeo (dimora della Maga Circe dove sbarcó Ulisse) un´isola perché circondato dalle acque se anche mal sane.

L´Agro Pontino per millenni palude dove regnó la miseria e la morte, dove nelle fasce macchiose che erano vastissime, trovavano rifugio briganti e fuorilegge e che potevano da quí compiere assalti lungo la vicina Via Appia della quale si inizió la costruzione giá nel 314 a.C. aperta nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio, il quale, con un rettilineo lungo 90 chilometri collegò Roma a Terracina, la porta meridionale del Lazio, punto di passaggio obbligato del traggitto più breve tra Roma e la Campania. La Via Appia, una delle più antiche vie del mondo, fu considerata anche la più bella: per l' occasione, necessariamente, furono prosciugate parzialmente le Paludi Pontine.

Nel corso dei secoli innumerevole volte uomini, regimi, potentati e papati intrapresero l´audace tentativo di bonificare le Paludi Pontine, piú volte con scarso o parziale successo. In nessun tempo si riuscí a disseccare integralmente quelle vaste zone palustre tanto insidiose, tanto mortali ma di una bellezza incantevole e pittoresca, fonte di molte leggende e miti e che ispirarono poeti, pittori scrittori di tutta l´Europa e di tutte le epoche e che, con le loro opere, hanno immortalato quel paesaggio misterioso e affascinante.
Numerevoli sono anche le documentazioni sulla vita della povera gente pallida, sempre in cerca di cibo, indebolita dalla malaria e dall`ambiente che permetteva solo una vita animalesca, dove non c´era passato ne avvenire, dove contava solo il momento per sopravvivere e che, per ragioni diverse, era costretta a vivere o meglio a vegetare nelle paludi dalle acque stagnanti e mortifiche, dove la respirazione veniva resa difficile dal miasma morboso, che come una nebbia invisibile, librava sui stagni e sui pantani.

Nella campagna non estistevano residenze di tipo permantente. Boscaioli e pastori scendevano dalle montagne vicine e lontane nel periodo invernale. Altri abitanti temporanei delle paludi erano i pescatori dipendenti dagli affittuari delle varie pescherie. Questi abitavano in capanne presso la pescheria loro affidata.

Molti erano coloro, che in tutti i tempi per interesse personale , impedivano e ostacolavano ogni tentativo di prosciugamento delle Paludi Pontine.

Dopo ogni straziante conquista di un lembo delle paludi venivano periodi piú o meno lunghi di interruzione causati da intrighi, incompetenze, dall´interesse dei proprietari di mantenere lo status quo e, non per ultimo, dal disinteresse da parte delle autoritá circa il mantenimento delle zone giá bonificate e le paludi, abbandonate a se stesse, riguadagnavano inesorabilmete i terreni giá prosciugati.

Se le macchie erano rifugio di malviventi di tutte le speci e di cacciatori di frodo di animali bradi e selvaggi, erano anche una risorsa importante per l´economia locale. Il diritto di taglio del legname veniva dato in appalto a privati che disponevano di tagliatori. Ma questi boscaioli provocavano danni ai corsi d´acqua nell´ area della bonifica, poiché per consetire il trasporto veloce del legname venivano intasati alcuni alvei ostacolando cosí il funzionamento idrico dell´intero sistema.

Norme che stabilivano la manutenzione della Via Appia e degli alberi che la costeggiavano ed altri provvedimenti, per esempio, non vennero rispettate appunto per mancanza d´interesse da parte dei funzionari.

I pescatori, a loro volta, erano causa di danno in quanto, per formare della piscine, alternavano i corsi d`acqua. E le paludi riprendevano, inesorabilmente, padronaza di tutta la pianura.

Nella Pianura Pontina c´è stata sempre la morte, chiamata anche poeticamente,la "Dea della Morte" alla quale furono dedicate molte poesie e brani, ma la piú terribile, la piú inesorabile, la piú crudele fu la malaria. Non si conosceva ancora la causa di questo flaggello, che come una falce. taglió la vita a migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini e, fra tante versioni, la si attribuí all´aria cattiva e puzzolente "mal´aria" che anch´essa era senz´altro causa di malattie letali.

Dopo tante ricerche, finalmente, si scoprí che la causa della malaria, era un piccolo, piccolissimo mostro dal nome anofele, zanzara vettore di malattia e che sia stato importato in tutta Europa, da certi animali provenienti dalla costa nord-africana o asiatica, tra il sedicesimo e il diciottesimo secolo.

Questo mostruoso insetto dalla puntura mortale, impavido e avido di sangue, attaccava uomini e animali per soddisfare la sua insaziabile sete inettiando il veleno e le vittime furono innumerevoli.

Dopo tanti esperimenti, infine, il chinino; un medicamento vegetale, che fu il grande rimendio per tutta l´Europa e per l´Agro Pontino, ormai bonificato. Per combattere la zanzara, invece, si tentó con una mistura di petrolio e altri ingredienti <<flit>> ma fu sconfitta e sterminata solo con il DDT nel 1945.

Nonostante tutte le insidie, tutti gli ostacoli e fallimenti nei tentativi di bonificare le Puludi Pontine, l´uomo non cessó mai di sognare e di vedere, un giorno, quelle terre trasformarsi in fiorenti e fertili campi da coltivare.

Garibaldi (1807-1882) racconta di un sogno:
<<... Ma miracolo!... In un istante, invece delle micidiali Paludi Pontine, presentavasi agli occhi miei magnifici campi coltivati, che mi ricordavano la ubertosa e ben coltivata valle del Po, coll´incantevole sua vegetazione.

Invece del deserto, graziosissime cascine con orti verdeggianti ed alberi carichi d´ogni specie di frutta, pianure immense coperte di biade color d´oro.>>

Un´altra visione la ebbe il grande scrittore Wolfango Ghoethe, dopo aver visitato i lavori di bonifica, nel 1787 e immaginó di far pronunciaree a Faust parole, che esprimevano il grande desiderio di vedere presto prosciugate le Paludi, da affidare a mille e mille contadini.

<< Una palude si stende lungo il monte
E appesta tutto il giá conquistato;
Tor di mezzo la putrida Maremma
Sarebbe alfine massima conquista>>

E seguita:

<<...fertili campi, il nuovo suolo
dell´uomo comodo albergo e della greggia;
le colline animate, ed alle falde
il tramestio di industre e animoso
Popolo!... Ho, se potessi
Vedere questo consorzio, e star fra genti
libere sopra il libero terreno;
Allora dire all´attimo io ben vorrei
Fermati! Oh, quanto sei bello!...>>

Ma ancora i sogni non erano realtá, ancora le paludi erano zone selvagge covatrici di malattie e di morte, che gli abitanti erano costretti ad abbandonare per le troppe vittime, che la malaria mieteva come una falce.

Le opere di bonifica ripresero a vari periodi con proggetti di ingegneri e architetti, coll´ingegno di idraulici e con il travaglio di migliaia e migliaia di braccianti, boscaioli e operai.

Leonardo da Vinci fu incaricato di proggettare dei piani idraulici idonei alla bonifica nel 1714. Nel 1777 inizia un altro tentativo da Pio VI Branchi; Napoleone proseguí e dopo di lui Pio VII e Pio IX.

Ne astinenze ne sciagure ne fame e neanche la terribile "Dea della Morte", hanno potuto ostacolare la tenace e ferrea volontá di coloro che ripresero e continuarono i lavori per ridare all´uomo quel territorio, che secondo un antico mito fu fiorente e bello sotto il regno di una ninfa e del quale Giove si innamoró e che Nettuno distrusse per invidia e gelosia di Giunone, invadendolo con le acque del Tirreno, quel territorio leggendario al quale margine si eregge maestoso il Monte Circeo, dimora della maga Circe dove sbarcó Ulisse eroe greco.

Virgilio immortaló, con gli ultimi sei libri dell´Eneide la storia di tutta la regione pontina dove si combatterono le piú lunghe e aspre guerre tra Troiani e gli Aborigeni, da cui ebbe origine la razza latina.

L´opera di bonifica fu ripresa in modo integrale e definitivo a partire dal 1931.

In pochi anni, dopo aver costruito cinque cittá e molte borgate, tracciate e costruite infinite strade e canali, edificati migliaia di poderi e fatto fronte a tante malattie, la colossale opera fu portata a termine. Fu un´impresa gigantesca, che richiese il genio. il sacrificio e il sudore di tanti italiani e i costi furono ingenti. Í sogni di tanti si sono, finalmente, avverati. Le Paludi Pontine, immenso acquitrino e selva, per secoli flaggello umano, ora realtá, é terra coltivabile e abitabile e fu resa all´uomo.

L´italia si arrichí di un gioiello prezioso. L´Agro pontino, é oggi una delle piú belle
Zone italiane. Con il Parco Nazionale, con i suoi laghi e il promotorio del Circeo, con il suo clima tipicamente mediterraneo, mito, senza grandi sbalzi di temperatura estivi o invernali.

Nelle Paludi Pontine prima si moriva, ora si vive e si nasce. In uno dei tanti borghi: San Donato, comune di Sabaudia, Luigina Galuppi nata Tofani, tragicamente strappata alla vita il....., il 20.3.1937 mise alla luce l´ultimo dei suoi cinque figli: Teodoro Galuppi.